Vorrei che la smettesse di comportarsi male…
Il comportamento è un elemento osservabile, quindi valutabile e modificabile, della personalità di un individuo: è dal comportamento di chi ci sta intorno che deduciamo il tipo di rapporto che abbiamo, i sentimenti e le emozioni che prova, quello che lo motiva nelle scelte.
Come vi accorgete che vostro figlio è arrabbiato? Dal comportamento: lancia i Lego, urla come se fosse indemoniato, picchia il fratellino, (…). Se non ci fossero questi comportamenti, a volte anche troppo evidenti, potreste conoscere poco (o nulla) di quello che passa per la testa di vostro figlio.
Come funziona il comportamento?
Tutti i comportamenti sono governati dallo stesso principio di base: i comportamenti che vengono rinforzati diventano più frequenti, mentre i comportamenti che non vengono rinforzati diminuiscono di frequenza.
Inoltre i comportamenti non nascono e non si sviluppano nel vuoto! Tutti i comportamenti sono preceduti da un antecedente e seguiti da una conseguenza: succede qualcosa prima, avviene il comportamento che stiamo analizzando, e succede qualcosa dopo.
Facciamo un semplice esempio: l’antecedente del comportamento di “bere un bicchiere di acqua” è la sensazione di sete, o il fatto che qualcuno ci abbia riempito il bicchiere; la conseguenza è la soddisfazione della mia sete.
Quindi?
Se, a seguito di un comportamento, otteniamo qualcosa che ci piace questo evento viene chiamato rinforzo positivo: questo farà sì che io ripeta più frequentemente quel comportamento.
Allo stesso modo, se a seguito di un comportamento, sfuggiamo o interrompiamo qualcosa che non ci piace questo evento viene chiamato rinforzo negativo: anche in questo caso sarà facile che io ripeta con maggior frequenza il comportamento, non ho ottenuto nulla di bello ma ho evitato qualcosa di brutto.
Già una cosa, forse, ci appare chiara: se un comportamento è frequente, significa che (in qualche modo) è stato rinforzato!
Cosa posso fare per fare in modo che mio figlio smetta di comportarsi male?
Questa è la domanda per la quale molti genitori iniziano una consulenza psicologica: è una domanda sbagliata, perché troppo generica! Cosa intendiamo per “comportarsi male”?
Il primo passo è rendere più chiaro quale sia il comportamento da eliminare:
“vorrei che si comportasse meglio a tavola”, diventerà “vorrei che stesse seduto per tutto il tempo del pranzo”; “vorrei che si arrangiasse di più con la scuola”, diventerà “vorrei che si preparasse la cartella da solo”; […]
Bisogna puntare l’attenzione su un singolo comportamento, osservabile e concreto: solo in questo modo è possibile intervenire e verificare i miglioramenti. Per questa prima fase di osservazione (richiesta sia alla famiglia che alla scuola) possono servire due o tre settimane.
Il secondo passo è capire quale funzione ha per il bambino il comportamento sbagliato che mette in atto: nel periodo di osservazione, bisogna raccogliere dati anche rispetto a cosa succede prima e cosa succede dopo rispetto al comportamento su cui stiamo lavorando.
Luca si alza dal banco e butta per terra tutti gli astucci dei compagni: cosa succede un attimo prima che Luca si alzi? E cosa succede dopo che lui ha fatto questo gesto?
Queste informazioni servono al professionista per impostare due tipi di trattamento:
– un trattamento a breve termine, che si concretizza in tentativi di ridurre la probabilità che il comportamento-problema si realizzi;
-un trattamento a lungo termine, focalizzato sull’apprendimento di abilità alternative e funzionali che svolgano la stessa funzione del comportamento-problema, che nel frattempo si sarà ridotto di frequenza.
Eliminare o ridurre i comportamento problematici di un bambino è possibile: servono calma, pazienza e metodo!