La valutazione delle capacità genitoriali
I professionisti che lavorano come consulenti nei tribunali vengono spesso chiamati a valutare le competenze genitoriali per l’affidamento dei minori, soprattutto nelle cause di separazione e divorzio, ma non solo.
La legge n. 54/2006 ha stabilito il principio della “bigenitorialità”, ma spesso per conflitti all’interno della coppia o per gravi difficoltà di uno dei due genitori viene richiesto l’affido esclusivo.
Il Giudice ha necessità, dunque, di stabilire se e in che entità sussiste la capacità di uno o entrambi di svolgere la propria funzione genitoriale, per disporre la modalità di affidamento dei figli, sempre salvaguardando l’obiettivo supremo, ovvero la salvaguardia del benessere dei figli. A tal fine, egli si avvale di professionisti specializzati nel campo della psicologia forense.
La “valutazione della genitorialità” è un’articolata attività di diagnosi, che deve tener conto di diversi parametri. In senso ampio riguarda due versanti, genitori e bambino, ed ovviamente la loro relazione, inoltre viene anche valutata la relazione tra i due ex partner e in che misura entrambi sono disposti a collaborare e a garantire l’accesso all’altro dei figli. Si può smettere di essere coppia coniugale, ma non si dovrebbe smettere di essere coppia genitoriale.
Quali sono i criteri per la valutazione?
I criteri per la valutazione riguardano aspetti individuali e relazionali relativi al concetto di funzione genitoriale. Da un punto di vista di letteratura la “capacità genitoriale è un costrutto complesso, non riducibile alle qualità personali del singolo genitore, ma che comprende anche un’adeguata competenza relazionale e sociale. L’idoneità genitoriale viene definita dai bisogni stessi e dalle necessità dei figli in base ai quali il genitore attiverà le proprie qualità personali, tali da garantirne lo sviluppo psichico, affettivo, sociale e fisico.” (M.H. Bornstein, Handbook of Parenting, 4 voll., Lawrence Erlbaum Associates. Mahwah, 1991)
Il parenting è una competenza articolata su quattro livelli:
1) nurturant caregiving: comprende l’accoglimento e la comprensione delle esigenze primarie (fisiche e alimentari);
2) material cargiving: riguarda le modalità con cui i genitori preparano, organizzano e strutturano il mondo fisico del bambino;
3) social caregiving: include tutti i comportamenti che i genitori attuano per coinvolgere emotivamente i bambini in scambi interpersonali;
4) didactic caregiving: riferito alle strategie che i genitori utilizzano per stimolare il figlio a comprendere il proprio ambiente.
Per ciascun genitore vengono valutate diverse funzioni: protettiva, affettiva, normativa, comunicativa e triadica.
Estrema importanza è attribuita, inoltre, a condizioni di pregiudizio ovvero situazioni di maltrattamento, abusi, violenza o violenza assistita, dipendenze da alcool o sostanze ed eventuali patologie psichiatriche che possono inficiare l’esercizio della funzione genitoriale.
L’utilizzo di strumenti diagnostici concreti, nello specifico test psicodiagnostici, grafici o relazionali, è imprescindibile al fine di limitare al massimo eventuali interferenze e proiezioni soggettive, nell’ottica di garantire il massimo grado di attendibilità al processo valutativo.