Questo lo faccio…dopo!
Sarà capitato a tutti di rimandare un impegno, di pensare “questo lo faccio domani” e di non trovare mai il momento giusto per iniziare a fare una cosa: capita soprattutto se si tratta di impegni faticosi, noiosi e sgradevoli. Questa cattiva abitudine di rimandare gli impegni si chiama procrastinazione, e spesso genera stress e ansia, ci rende poco affidabili agli occhi degli altri, e a volte si trasforma in un vero e proprio stile di vita.
Cosa è la procrastinazione?
La procrastinazione è solitamente, ma erroneamente, associata alla pigrizia. In realtà rimandare gli impegni è un modo, non molto funzionale, per affrontare il disagio emotivo: in questo modo infatti impegni che ci generano ansia, che immaginiamo troppo difficili o che visualizziamo come sicuri fallimenti, vengono allontanati o evitati. Esistono diversi tipi di procrastinatori, ciascuno mosso da una motivazione specifica. Vediamoli qui di seguito.
Il timoroso
C’è chi rimanda gli impegni per paura: è il tuo caso se quando pensi a quella telefonata da fare ti preoccupi di come possa andare la conversazione, di come possa giudicarti l’altro, e degli errori che potresti commettere. La paura dell’ignoto, il timore di non sapere con esattezza come andranno le cose, ha un effetto paralizzante e ci porta a formulare previsioni negative e catastrofiche.
Come fronteggiare quindi la procrastinazione motivata dalla paura? Sicuramente imparando a informarsi adeguatamente prima di fare previsioni, senza accontentarsi della prima idea negativa che ci viene in mente: la conseguenza più catastrofica è sempre la prima che ci viene in mente, ma non per questo è necessariamente la più probabile.
Il disorganizzato
Altre persone invece trovano ideale la soluzione del procrastinare perché sono disorganizzati: non riescono a dare la giusta priorità ai propri impegni, a gestire il tempo in modo realistico e ad evitare distrazioni.
Come si diventa persone più organizzate? Innanzitutto smettendo di auto-ingannarsi rispetto alla gestione del tempo: il buon vecchio “lavoro meglio sotto pressione” altro non è che la dichiarazione di un procrastinatore, che vive con una dose talmente elevata di ansia gli impegni, che preferisce rimandarli finchè l’unica cosa possibile è mettersi all’opera. È poi fondamentale darsi degli obiettivi a breve (brevissimo) termine, stabilire le priorità indicando per ogni obiettivo il livello importanza e il grado di qualità che vogliamo ottenere, pianificare ed evitare distrazioni.
Il pessimista
Un’altra motivazione tipica dei procrastinatori è la scarsa fiducia in se stessi, che li porta a ripetersi continuamente frasi del tipo “non ce la farò”, “non funzionerà”, “sarà un disastro”. Immaginarsi di iniziare un qualsiasi tipo di attività, soprattutto se faticosa e noiosa, con questa negatività addosso, è veramente impossibile. La vera motivazione però è la paura, una terribile paura di sbagliare, generata dalla mancanza di fiducia in se stessi.
Come liberarsene? Innanzitutto riconoscendo i propri timori, smettendola di nascondervi dietro la procrastinazione: cosa succederebbe se, decidendo di iniziare oggi a scrivere quella relazione per il lavoro, mi rendessi conto che non riesco a farlo?. Il secondo passo è basarsi sui dati di fatto e sulle esperienze passate, restando realistici. L’unico modo che abbiamo per superare la procrastinazione causata dalla paura di sbagliare è provare, ma soprattutto è accettare il fatto che ogni tanto si possa anche fallire!
Il passivo
C’è chi utilizza la procrastinazione come strumento per relazionarsi con gli altri: talvolta infatti la scelta di procrastinare è un modo per esprimere indirettamente i propri sentimenti. Quando rimandiamo una incombenza richiesta da altri, gli stiamo facendo intuire quanto la cosa ci infastidisca; quando lasciamo trascorrere talmente tanto tempo che solamente l’intervento degli altri ci permette di non fallire nel compito, diventiamo dipendenti dagli altri; altre volte ancora evitiamo di agire per evitare di entrare in relazione con persone che ci intimoriscono; qualcuno invece rimanda perché disorganizzato, dopo aver accettato qualsiasi tipo di richiesta, impegno e incombenza pur di compiacere gli altri.
Come uscire da queste modalità di relazione non molto sane? Imparando ad essere più assertivi, a comunicare in maniera più chiara e diretta i propri desideri e bisogni, e imparando a dire di no.
Il perfezionista
Esiste poi un’ultima categoria, i procrastinatori “tutto o niente”, che si caratterizzano per la tendenza a sovraccaricarsi di impegni, che eccedono nel perfezionismo, oppure i cosiddetti “stacanovisti” che si impegnano al massimo delle loro forze per poi disinteressarsi di tutto una volta che queste sono esaurite.
Come è possibile trovare e mantenere un equilibrio tra il dovere e il piacere? Sicuramente individuare tra le persone che vi stanno vicino qualcuno che possa aiutarvi, superando la convinzione che chiedere aiuto sia un segno di debolezza e che condividere con altri il successo lo renda meno di valore. È poi importante trovare la giusta via di mezzo: è meglio non iniziare mai una cosa potenzialmente perfetta, oppure avviarsi un passo per volta verso un obiettivo? Il tutto, condito da una buona dose di consapevolezza dei propri limiti.
Se vi siete riconosciuti in una di queste descrizioni, ci sono una serie di soluzioni per voi!
Innanzitutto, cercate di rinforzare ulteriormente la vostra motivazione al cambiamento, ponendovi le seguenti domande:
- perché dovrei smettere di procrastinare?
- come cambierebbe l’immagine che ho di me stesso?
- come migliorerebbe la mia vita?
- che opinione avrebbero gli altri se procrastinassi di meno?
La psicoterapia cognitivo-comportamentale ha un’efficacia dimostrata sui problemi di procrastinazione, grazie ad interventi psicoeducativi mirati e a breve termine, individuali o di gruppo.
Dott.ssa Laura Grigis