Quando la coppia finisce…la genitorialità continua
Quando una coppia si spezza, quando il legame d’amore finisce, la famiglia resta.
La famiglia è formata da un padre e una madre che tali restano, e si aiutano nella crescita del figlio anche quando termina il vincolo del matrimonio, o almeno così dovrebbe essere. Quando la storia d’amore finisce, finisce quella, non la storia d’amore con il proprio figlio.
Il diritto alla bi-genitorialità
Vi sono vari motivi che rendono particolarmente importante il diritto alla bi genitorialità, ovvero il diritto del figlio a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori.
Uno tra questi è lo sviluppo cognitivo. È stato dimostrato che figli cresciuti da entrambi i genitori, seppur separati, hanno uno sviluppo cognitivo potenzialmente più elevato rispetto ai figli cresciuti da un solo genitore; questo è dovuto ai numerosi stimoli con i quali tali bambini vengono a contatto grazie ad un’educazione multipla e condivisa.
Anche la personalità ne trae benefici, in quanto il bambino cresciuto da due personalità differenti ha la possibilità di confrontare e scegliere come sviluppare la propria di personalità.
Uno degli aspetti più importanti per comprendere il grande valore della bigenitorialità riguarda la qualità del legame affettivo. Un figlio che subisce l’allontanamento di uno dei due genitori, infatti, sentirà svilupparsi un senso di insicurezza, che avrà ricadute sul rapporto con il genitore presente. Il genitore rimasto, infatti, diverrà l’unica fonte di appoggio per il minore, il quale temerà smisuratamente la sua perdita, non potendosi aggrappare a nient’altro nel caso questa dovesse avvenire.
La bigenitorialità, quindi, evita che si creino legami duali troppo stretti, nocivi per il futuro del figlio come persona matura e indipendente, proprio perché evita che si crei un rapporto di totale subordinazione.
Indicazioni per i genitori
Una delle prime cose da fare per far sì che vi sia una genitorialità positiva e condivisa è quella di non parlare male dell’altro genitore: il bambino si sente parte di entrambi i suoi genitori, parlare male di uno dei due è come parlare male di una parte di lui.
Per quanto riguarda le coppie separate, per non turbare ulteriormente l’equilibrio, sarebbe preferibile far continuare a vivere i figli nella casa dove hanno vissuto fino a quel giorno ed al tempo stesso devono avere il diritto di vedere o sentire l’altro genitore ogni qualvolta lo desiderino.
Conclusioni
Molti sostengono che l’affidamento condiviso e, quindi, la bigenitorialità equivalgano a “tagliare in due” il bambino, proprio come nel famoso giudizio del re Salomone. In realtà, i bambini, essendo composti dalla dualità del padre e della madre, risulterebbero tagliati in due nel momento in cui dovessero essere costretti a rinunciare ad una di queste parti.
E’ compito degli adulti fare scelte mature, compatibili con questa nuova situazione, facendo in modo che le due parti da cui è “composto” il bambino, madre e padre, non siano troppo distanti e possano continuare a coesistere.
La distinzione fra ruolo coniugale e genitoriale comporta la consapevolezza che la separazione dal partner non sia separazione dei figli da entrambi i genitori o da uno di essi, ma riprogettazione di sé e dell’altro in relazione alle necessità che il nuovo assetto richiede.
Dott.ssa Emanuela Barbarito
Bibliografia
Liguoro D. (2013), Genitori e figli. Bigenitorialità perduta, bimbi tagliati a metà, in www.goleminformazione.it
Malagoli Togliatti, M. (1995), Famiglie divise, Milano, Franco Angeli.
Malagoli Togliatti M., Cotugno A. (1996), Psicodinamica delle relazioni familiari, Il Mulino.