Anziani e sessualità: tra tabù e scienza

Anziani e sessualità: tra tabù e scienza

Introduzione 

La World association for sexual health, nella Dichiarazione dei Diritti sessuali (2014), afferma, tra tutti, due principi fondamentali:

  1. Ogni individuo ha il diritto di godere di tutti i diritti sessuali presenti in questa Dichiarazione senza nessuna distinzione di razza, etnia, colore, sesso, lingua, religione, opinioni politiche o di altro tipo, origine nazionale e sociale, residenza, ricchezza, nascita, disabilità, età, nazionalità, stato matrimoniale e familiare, orientamento sessuale, identità ed espressione di genere, stato di salute, situazione economica e sociale e altri status”;
  2. La salute sessuale non può essere definita, capita o resa operativa senza un’ampia conoscenza della sessualità”.

Tuttavia, nonostante il documento non si esprima a sfavore circa la sessualità in età avanzata, ma anzi, contempla l’età come fattore di non discriminazione al diritto alla sessualità, quando un anzian* manifesta il suo desiderio sessuale, libero, rispettoso e consensuale, viene etichettato come “vecchio sporcaccione” o “infantile”. Quando un anziano esprime o mette in atto comportamenti sessuali, spesso, questi sono interpretati come ridicoli, disdicevoli e/o inappropriati. Nonostante le credenze irragionevoli e gli stereotipi che si aggirano attorno alla tematica della sessualità in fase avanzata, i dati statistici illustrano che vi è una grande percentuale di anziani che si dichiara ancora sessualmente attiva. D’altro canto, però, esistono molti anziani vittime di influenze negative e pregiudizievoli che, a causa di queste, facendo propri gli stereotipi e le etichette che li riguardano nella sfera sessuale, sviluppano la sindrome del “Breakdown sessuale” che comporta l’auto-attribuzione di persona asessuata, bassa autostima ed il decremento della qualità della vita in generale. 

Le evidenze scientifiche

Il piacere sessuale e, quindi, non il sesso inteso come atto finalizzato alla procreazione e al mantenimento della specie, si sviluppa dalla nascita e si esaurisce con la morte. Questo dato scientifico getta luce sulla tematica e normalizza la presenza del desiderio sessuale anche in fase avanzata. Inoltre, le persone che dichiarano di essere soddisfatte dal punto di vista sessuale manifestano maggiore benessere e salute psicologica e fanno valutazioni più positive della loro relazione di coppia. Il diritto e la messa in atto di comportamenti sessuali funzionali, quindi, si configurano come fattori protettivi poiché sono associati ad una più alta percezione delle proprie capacità e della stima di sé, al mantenimento ed all’ampliamento della propria rete sociale e a comportamenti pro-salutari. Contrariamente, auto-convincersi di non poter/dover più mettere in atto comportamenti sessuali a causa dell’età espone a maggior rischio di depressione, isolamento, sviluppo di disturbi psichici e fisici, solitudine e bassa autostima. 

Fattori rilevanti per la sessualità nell’anziano

I cambiamenti fisici associati alla fase dell’invecchiamento, inclusi quelli che indicano la presenza di una patologia o disabilità sicuramente giocano un ruolo fondamentale nella riduzione/assenza di comportamenti sessuali.

Disturbi che intaccano i meccanismi di eccitazione/erezione e lubrificazione, malattie da dolore cronico, l’assunzione di farmaci, deficit motori, cognitivi e patologie legate alla sfera dell’umore rientrano tra i fattori che inibiscono enormemente l’attività sessuale negli anziani.

La perdita del partner, molto frequentemente, in età avanzata, limita la possibilità di ricostruire relazioni intime che possano soddisfare il desiderio sessuale delle persone anziane. In associazione a ciò, talvolta, sono proprio le credenze legate al matrimonio, alla vedovanza ed afferenti più generalmente ad una concezione religiosa della sessualità che spingono i vedovi e le vedove a respingere con vergogna la sola idea di poter avere atti sessuali con altri partner.

Infine, un fattore importante riguarda la continuità lungo tutto l’arco della vita del proprio atteggiamento alla sessualità. Infatti, persone che dichiarano di aver avuto una vita sessuale attiva da giovani tendono a mantenere una sessualità più attiva anche in fase avanzata. 

Conclusioni

La sessualità nell’anziano costituisce un argomento colorito, caratterizzato da molte false credenze e pregiudizi che non permettono il rispetto dei diritti umani. Tale approccio alla sessualità risulta, quindi, sbagliato, ma purtroppo è altamente preservato, soprattutto nei contesti istituzionalizzati, dove lo stereotipo del vecchio asessuato tende a diffondersi a macchia d’olio, non solo tra gli anziani ma anche tra gli operatori sanitari che vi lavorano quotidianamente.

Tuttavia, non vi sono ad oggi evidenze scientifiche che affermano che l’anziano non debba avere desiderio sessuale. Esistono una serie di fattori, associati all’invecchiamento, che potrebbero inibire l’attività sessuale. Il calo dell’attività sessuale si associa ad una peggiore qualità di vita, in quanto interferisce notevolmente con un’alta concezione di sé, delle proprie capacità e della resilienza in generale ed è, invece, associato ad un maggior rischio di depressione, isolamento e comportamenti anti-salutari. 

Dott.ssa Jessica Pisani

Sitografia:

https://worldsexualhealth.net/wp-content/uploads/2013/08/Dichiarazione-dei-Diritti-Sessuali.pdf

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