La rabbia dei bambini

La rabbia dei bambini

Chiunque può arrabbiarsi: quello è facile. Ma arrabbiarsi, con la persona giusta, e nel grado giusto, e al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile. [Aristotele]

Cosa è la rabbia

La rabbia è un’emozione: nasce all’interno dell’individuo come conseguenza di un cambiamento che viene percepito e interpretato. Si manifesta quando interpretiamo la situazione che stiamo vivendo come un’ingiustizia, quando i nostri valori vengono messi in discussione, quando pensiamo “non è giusto, non doveva…”, quando le cose non vanno come vogliamo o come ci aspettiamo.

Cosa NON è rabbia

Un bambino che manifesta rabbia, non è un bambino violento o aggressivo!

Infatti la violenza è un’azione che si orienta a risolvere un problema con l’eliminazione della persona o del problema; non ha la funzione di cambiare l’assetto della relazione, ma di chiuderla. Nella violenza c’è la volontà di fare del male. Nei bambini piccoli non ci sono le capacità cognitive ed emotive per agire con violenza. I bambini diventano violenti solo se hanno visto, assistito o subito atti di violenza; oppure se hanno subito carenze relazionali talmente importanti da spingerli a ricorrere alla violenza.

Invece l’aggressività è un comportamento, non per forza distruttivo [adgredior-avvicinarsi, assalire, cominciare, affermarsi] come vediamo nello sport. Non nasce per forza dalla rabbia.

La rabbia viene da lontano

È un’emozione primaria, e molto importante per l’uomo e per gli animali: ha un’importante funzione evolutiva, perché con la rabbia io comunico quello che mi va bene e quello che non voglio, esprimo un senso di ingiustizia e tento di ripristinare quello che secondo me è il corretto ordine delle cose.

Amigdala e Ipotalamo sono due circuiti cerebrali coinvolti nei meccanismi di attivazione e regolazione della rabbia, e sono situati molto in profondità nel nostro cervello: nella parte più antica, meno evoluta.

E viene da lontano anche per quanto riguarda le nostre storie: come si esprimeva la rabbia nella mia famiglia? Era permessa o vietata? E per che cosa? Chi si poteva arrabbiare e chi no? A cosa serviva la rabbia nella mia famiglia? Cosa succedeva dopo? […]

La rabbia deve essere gestita, non inibita!

E’ importante imparare a regolare le emozioni. Regolare significa riuscire a valutare le proprie risorse, come risponde l’ambiente, quali sono i nostri obiettivi e come possiamo ottenerli.

La rabbia dei bambini svolge importanti funzioni:

1. quando un bambino è arrabbiato gli adulti si allarmano, si attivano, si accorgono di…

2. la rabbia scavalca spiegazioni e parole

3. la rabbia può servire per sentirsi “forti” in situazioni di estremo dolore

4. ti mostro il peggio di me, vediamo se mi ami anche così!

Come si manifesta la rabbia?

Urla, esplosioni, capricci e sfuriate…ma anche silenzi, chiusura, tristezza, rigidità, rifiuto per il cibo, mansuetudine. Quando si prova rabbia, il livello di tensione dell’organismo cresce; il bambino deve scaricarla e istintivamente lo fa con il corpo: più è piccolo, e più il corpo rappresenta la via comunicativa preferita.

Cosa fare e cosa non fare, per gestire capricci e sfuriate

Ricordiamoci che gestire la rabbia non significa eliminarla, ne gestire la singola crisi. Sarebbe sempre meglio:

  • evitare di arrivare all’emergenza, alla crisi da gestire, lavorando sugli antecedenti
  • non lasciar correre perché “tanto è piccolo”
  • evitare/prevedere le circostanze pericolose o potenzialmente attivanti
  • creare delle routine che diano sicurezza
  • non urlare, ma parlare in modo pacato e deciso (quando lui ci ascolta)
  • garantire la sicurezza, ma lasciarlo sfogare fisicamente
  • se il bambino si lascia avvicinare: abbraccio (adulto calmo, rassicurante ma senza “chiacchiere”)
  • essere presente (sopporto anche questo tuo “peggio”) ma se il capriccio diventa scenografico, allontanarsi
  • parlare con il bambino di quello che è accaduto, con il suo linguaggio (esempi di “anch’io quando ero piccolo”, leggere un racconto)
  • pare un nome a quello che è successo “è arrivata la rabbia, quella cosa che prima ti ha fatto quasi esplodere…sembra proprio che si diverta ad arrivare all’improvviso e a combinare tutto quel casino! Possiamo conoscerla insieme questa rabbia? Che faccia ha? Come è fatta secondo te?”
  • esternalizzare (io non sono la mia rabbia)
  • validare la rabbia – la rabbia è un’emozione che provano tutti, è normale a volte arrabbiarsi (è il comportamento che non va bene, non l’emozione o il bambino!)
  • far sentire al bambino che abbiamo capito il messaggio, e proporgli un altro modo per comunicarcelo
  • proporre parole, immagini, suggestioni ma che poi sarà il bambino a scegliere: la rabbia non deve diventare un tabù

L’espressione della rabbia deve anche essere contenuta

Se la rabbia non viene contenuta, il bambino rincara la dose per capire se l’adulto si attiva! Se ci sono sempre contraddizioni, tentennamenti, punizioni mai attuate il pensiero del bambino potrebbe essere “sono così forte, sono così deboli, sono cosi cattivo che…”. Quindi le regole ci devono essere, poche ma chiare e ferree; lo stile educativo deve essere condiviso; quando non si riesce ad applicare la regola, chiedersi il perché (stanchezza, regola da rivedere…); dare regole semplici e chiare, ben esplicitate e ripetute spesso, i bambini hanno bisogno di molte ripetizioni per farle proprie; non minacciare conseguenze o punizioni che non possiamo attuare; premiare i comportamenti corretti.

Cosa non si deve mai fare?

Vietato urlare, punire in maniera incontrollata, umiliare, ricattare, picchiare: la mortificazione, che è frustrante e pesante da sopportare, non fa che rinforzare la sensazione di ingiustizia subita e la rabbia.

Gestire le emozioni è complicato, la rabbia dei bambini è un’emozione che mette sotto scacco anche il genitore più competente, perciò: datevi del tempo per osservare e comprendere, fermatevi a riflettere sul vostro rapporto con le emozioni, e ricordatevi sempre che il genitore perfetto non esiste!

Dott.ssa Laura Grigis

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