Spiegare la morte ai bambini

Spiegare la morte ai bambini

Quando viene a mancare un parente o un amico gli adulti trovano normale parlare dell’accaduto, esprimere dolore, angoscia, rimpianto, nostalgia, disperazione, consolarsi a vicenda, andare a vedere per l’ultima volta il corpo del defunto (quando possibile), accompagnarlo alla tomba coi riti opportuni.

È in questo modo che inizia il processo di elaborazione del lutto, un processo doloroso ma necessario.

Cos’è l’elaborazione del lutto?

È un lavoro mentale lungo (minimo uno-due anni, ma per certe perdite può richiedere più tempo) in cui cerchiamo di capire bene, anche emotivamente, che cosa ci è capitato, cosa abbiamo perduto, quali aspetti di noi non potranno più realizzarsi e quali dovranno modificarsi; quali prospettive si chiudono e quali rimangono o si aprono. Seppur dolorosa, l’elaborazione è fondamentale e la sua mancata realizzazione espone sia adulti che bambini a una sofferenza psichica, dalla quale alle volte origina un vero e proprio disturbo psichiatrico (es. depressione maggiore).

Quando è presente un bambino in famiglia

Se in famiglia c’è un bambino, troppo spesso gli adulti, per proteggerlo dalla sofferenza, non considerano l’assoluta necessità anche per il bambino di elaborare il proprio lutto e di essere supportato in questo percorso lungo e delicato. Per proteggerlo da dolore e angoscia, spesso cercano attivamente di tenerlo all’oscuro, a volte perfino d’ingannarlo su ciò che realmente è accaduto.

Questi atteggiamenti sono deleteri e di nessun aiuto per il bambino. Se gli vengono nascosti i dati informativi sugli eventi reali che riguardano anche lui, non potrà farsene un’idea adeguata. Se non gli si dice la verità, percepirà più o meno confusamente d’essere stato imbrogliato e imparerà a non fidarsi dei grandi e a non mostrare le sue emozioni, costruirà teorie strane sulla vita e la morte che lo espongono al rischio di sviluppare problematiche psicologiche di varia gravità.

Cosa fare?

Risulta importante se non essenziale parlarne, tenendo conto dell’età del minore e quindi modulando la comunicazione e le parole in base a questo. Con i bimbi più piccoli possiamo farci aiutare da alcuni libri illustrati dedicati al tema.

Il processo di comprensione piena dell’idea di morte, in tutti i suoi aspetti, è diversa a seconda dell’età del bambino:

  1.  Età prescolare: i bambini tendono a considerare la morte come reversibile e impersonale.   
  2. Tra i 5 e i 9 anni: la maggior parte dei bambini di quest’età inizia a realizzare che la morte è definitiva e che tutti gli esseri viventi possono morire.
  3. dai 9 anni all’adolescenza: in questa fase di sviluppo la morte viene considerata irreversibile ed inizia ad essere chiaro che un giorno riguarderà anche loro. Alcuni bambini/adolescenti possono sviluppare ansia legata alla paura di morire.

In generale è però fondamentale mantenere dei punti cardine:

  1. Essere sinceri: dire delle bugie per rendere meno spaventoso questo argomento può essere controproducente e aumentare il senso di insicurezza e disagio, che i bambini possono facilmente percepire.
  2. Essere chiari: più i bambini sono piccoli più hanno necessità di avere esempi concreti, spiegazioni semplici e brevi. Ci sono bambini che potrebbero porre da subito molte domande, mentre altri potrebbero stare in silenzio per poi riprendere l’argomento in un secondo momento.
  3. Essere precisi: chiamare le cose con il proprio nome è molto importante quando si parla con i bambini, perché aiuta a non creare confusione, ambiguità e fraintendimenti. Utilizzare espressioni come: “è andato via” potrebbe per esempio creare nel bambino ansia anche per brevi separazioni dai propri cari. È inoltre importante non creare le condizioni che potrebbero portare i bambini a confondere la morte con il sonno “si è addormentato“, “sta dormendo“.
  4. Essere rassicuranti: mostrarsi accoglienti e rassicuranti davanti ai dubbi e alle domande che possono porre i bambini, soprattutto quando nascondono paure o angosce.

Cosa accade invece se il bambino non riceve spiegazioni chiare, sincere e rassicuranti?

Il bambino percepisce il dolore negli adulti, ma spesso gli si impedisce di capire il senso di quel dolore; vede che il famigliare morto non c’è più, ma non gli viene spiegato come mai, né dove sia andato, né perché, né per quanto tempo. Si trova a vivere, direttamente e indirettamente, le emozioni per la perdita senza che le sappia riconoscere e senza che possa mobilitare ed attivare le risorse personali e relazionali a sua disposizione per affrontarla e gestirla. Gli s’impedisce, quindi, l’elaborazione di quel lutto, che, per il benessere psichico, è un’assoluta necessità.

Il bambino dev’essere aiutato nell’elaborazione del suo lutto: accanto a quanto già detto, è bene che partecipi anche al funerale. Bisogna lasciargli lo spazio per capire, per esprimere ogni emozione (stupore, curiosità, dolore, angoscia, paura, rabbia, senso di colpa, sgomento, senso d’impotenza…), per ogni domanda o pensiero sull’accaduto, dubbi e perplessità sul futuro, correggendo eventuali idee errate ed accogliendo le sue emozioni sempre con serenità, infondendogli un senso di sicurezza.

Dott.ssa Emanuela Barbarito

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