Tu chiamale, se vuoi…emozioni!
Avete già visto il nuovo film Inside Out 2?
Benché sia un cartone animato, è ovviamente adatto a tutti, giovani e adulti! Di cosa parla? Delle emozioni, del loro funzionamento e della loro importanza.
La psicoterapia, e in generale qualsiasi lavoro di sostegno e cambiamento psicologico, si basa proprio sulle emozioni: sul prenderne conoscenza e consapevolezza, per poi poterle regolare ed utilizzare in maniera funzionale al nostro benessere.
A cosa servono le emozioni?
Le emozioni sono importantissime nel nostro funzionamento psicologico quotidiano. Ecco alcune delle loro funzioni:
1.Motivano e organizzano il nostro comportamento, predisponendoci all’azione.
Infatti l’impulso ad agire che caratterizza molte emozioni (rabbia, paura,…) è biologicamente innato e ci permette di muoverci rapidamente in situazioni d’emergenza, senza avere bisogno di perdere tempo a riflettere su ciò che sta succedendo.
2. Comunicano agli altri come stiamo.
Le espressioni del viso spesso dicono molto di più, e più velocemente delle parole, unitamente alla postura del corpo e al tono della voce.
3. Comunicano a noi stessi.
Se impariamo a riconoscere ed ascoltare le nostre emozioni, esse fungono da importanti segnali che ci aiutano a dirigerci al meglio nella nostra quotidianità.
Ma come sono fatte le nostre emozioni?
Ogni volta che viviamo un’esperienza emotiva, possiamo riconoscerne 3 componenti: il pensiero, la sensazione fisica e il comportamento.
La psicoterapia cognitivo comportamentale parte dal presupposto che ogni emozione, e ogni nostra conseguente reazioni, sia influenzata da un pensiero, da una lettura che noi facciamo di quello che ci sta succedendo. E’ quindi importante imparare a riconoscere questi pensieri, spesso disfunzionali e irrazionali, per poterli modificare. Ad esempio, pensare “tutti ce l’hanno con me” ogni volta che qualcosa non va per il verso giusto, non è evidentemente funzionale al raggiungimento dei nostri obiettivi ed è quindi un pensiero distorto che va ristrutturato.
Allo stesso modo dei pensieri, anche le sensazioni fisiche legate alle emozioni sono molto importanti: spesso il problema sta tutto nella necessità di scappare, eliminare, non sentire alcune sensazioni nel corpo. la terapia consiste in questo caso nell’allenarsi poco per volta a sopportarle.
In ultimo, non per importanza, i comportamenti: spesso alcuni dei nostri comportamenti influenzano inevitabilmente le nostre emozioni, basti pensare a come ci sentiamo se stiamo per una mattina intera chiusi in casa al buio da soli. Provare a modificare alcuni comportamenti poco funzionali, può essere un primo passo per stare meglio: corpo e mente sono infatti strettamente connessi tra loro.
Perché facciamo tutta questa fatica con le nostre emozioni?
Perché spesso nelle famiglie si insegna che ci sono emozioni giuste ed emozioni sbagliate, e si tramandano di generazione in generazione convinzioni errate su come gestirle.
Perché abbiamo in mente dei “falsi miti” riguardo alle emozioni, come ad esempio:
1. Se reprimo le mie emozioni, queste spariscono e io mi sentirò meglio.
2. Esistono emozioni positive e negative, giuste e sbagliate.
3. Mostrare le emozioni vuol dire essere deboli, fragili.
4. Stare bene significa essere sempre felici e allegri.
5. Le emozioni sono permanenti.
6. Se provi emozioni troppo forti, vuol dire che c’è qualcosa che non va in te.
Perché utilizziamo strategie di regolazione delle emozioni sbagliate, disadattive: evitare situazioni, cercare di sopprimere e non esprimere le proprie emozioni, fino all’abuso di alcol e droghe sono esempi in tal senso.
Come possiamo migliorare il rapporto con le nostre emozioni?
Possiamo imparare a conoscerle al meglio, per poi accettare le esperienze emotive così come sono, senza etichettarle e cercare di allontanarle. Possiamo imparare a focalizzarci sul presente, prestando attenzione al contesto, quindi concentrarsi sulla situazione nel qui e ora. Possiamo lavorare sulle strategie disfunzionali di gestione delle emozioni, imparandone di più funzionali. Possiamo sforzarci di esporci volontariamente alle emozioni e alle sensazioni fisiche da cui solitamente scappiamo, per prendere dimestichezza con esse.
In breve…
Le emozioni sono paragonabili alle spie luminose che si accendono sul cruscotto dell’auto, e che ci segnalano qualcosa. Se le ignoriamo per molto tempo, il problema peggiore. Se decidiamo di non guardarle, prima o poi la nostra macchina si ferma e non sappiamo il perché. Se invece impariamo a riconoscere i segnali di ogni spia, a ce ne occupiamo per tempo, manteniamo la nostra auto in salute per molti anni.
Dott.ssa Laura Grigis