True crime e spettacolarizzazione dolore

True crime e spettacolarizzazione dolore

Negli ultimi anni, il genere del true crime sta riscuotendo un successo crescente, attirando sempre più appassionati. Questo fenomeno si manifesta attraverso serie televisive e podcast che si concentrano su storie reali di crimini, indagini e processi giudiziari, affascinando un ampio pubblico.

Perché siamo così affascinati da questo genere?

Queste narrazioni sono spesso intrise di suspense e mistero, elementi che ci coinvolgono profondamente per diversi motivi:

1) Le storie di crimini veri ci trasportano in un mondo oscuro e complesso, permettendoci di esplorare le profondità della psiche umana e le dinamiche che portano a comportamenti estremi. Ci offrono una finestra su un universo che di solito non incontriamo nella vita quotidiana, suscitando la nostra curiosità.

2) Siamo attratti dal true crime anche per la nostra curiosità innata verso la psicologia umana. Vogliamo capire cosa spinge una persona a commettere un crimine. La psicologia criminale ci consente di esplorare concetti come moralità, bene e male, e come elementi come l’infanzia, esperienze traumatiche e disturbi mentali possano influenzare le azioni di un individuo. Queste storie ci offrono anche l’opportunità di riflettere su noi stessi e le nostre azioni.

3) Un’altra ragione del nostro interesse per il true crime è il senso di controllo che queste storie ci possono offrire. Le narrazioni di crimini reali ci mostrano il funzionamento del sistema giudiziario, come i crimini vengono risolti e come i colpevoli vengono puniti, fornendoci un senso di ordine e giustizia. Questo processo può restituirci un senso di equilibrio.

4) Infine, comprendere come e perché avvengono certi crimini può aiutarci a sentirci più preparati e meno vulnerabili. È come se, attraverso la comprensione dei meccanismi del crimine, potessimo proteggere meglio noi stessi e chi ci sta vicino. Questo senso di controllo, seppur parziale, può risultare rassicurante.

Perché esponiamo il dolore?

Strettamente connesso al tema del true crime è quello della spettacolarizzazione del dolore. Sembra che il dolore debba essere spettacolarizzato, una percezione amplificata dalla presenza di vari programmi televisivi che trattano la cronaca nera in modo quasi morboso, facendo entrare lo spettatore nella vita di chi soffre e esponendo il dolore al pubblico generalista.

Spettacolarizzando il dolore, che sia dovuto a una morte, una malattia o un evento drammatico, sembra quasi che si voglia condividerlo con il mondo, cercando un confronto o un supporto morale, anche se il dolore dovrebbe essere vissuto in modo intimo e privato, non trasformato in un mero intrattenimento. Questa tendenza mira a creare uno spazio che solleciti la curiosità delle persone e la drammaticità delle storie, coinvolgendo il pubblico in un’esperienza condivisa.

C’è qualcosa di macabro in questo. Il mondo digitale sta cambiando radicalmente i valori, l’intimità e il modo di affrontare la sofferenza; la dimensione privata del dolore si sta perdendo, e forse tutta questa sovraesposizione cambia anche il modo di elaborare il lutto o il dolore stesso, lasciando un segno profondo nel nostro approccio alla sofferenza.

Dott.ssa Emanuela Barbarito

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