Ansia, fobia e rifiuto per la scuola

Ansia, fobia e rifiuto per la scuola

La parola scuola evoca a ciascuno di noi emozioni differenti, a volte anche contrastanti: ci tornano alla mente bei ricordi di divertimento e spensieratezza, ma anche di fatica, impegno, litigi con gli amici, note sul registro, momenti di imbarazzo e molto altro ancora.

Che cosa sono il rifiuto e l’ansia per la scuola?

Capita anche che alcuni bambini strutturino un vero e proprio problema di rifiuto e ansia legati alla scuola: ci troveremo quindi di fronte a bambini o ragazzi che non vogliono frequentare la scuola, che hanno difficoltà a rimanere in classe per un giorno intero (Kearney & Silverman, 1996).

L’ ansia scolastica racchiude la paura dell’insuccesso, del giudizio negativo, il timore di non essere capaci di superare la prova che si deve affrontare: nasce dal normale desiderio di essere amati e ammirati e dalla paura di essere rifiutati e ridicolizzati.

Quando si può presentare questo problema?

Principalmente tra i 5/6 anni, e poi tra i 10/13 anni, spesso in concomitanza al cambio di ordine di studi.

Come si riconosce?

Spesso scambiati erroneamente per lazzaroni e pigri, i bambini che soffrono di ansia e rifiuto scolastico presentano questi comportamenti tipici:

  • assenza dalla scuola per lunghi periodi di tempo
  • frequenza discontinua per cui si lascia la scuola durante il giorno o si saltano delle lezioni
  • ritardi (lentezza cronica)
  • messa in atto di comportamenti problematici nel corso della mattinata come capricci o rifiuto di muoversi così da indurre i genitori a non mandarli a scuola
  • rifiutarsi di uscire dal letto oppure si immobilizzano in qualche angolo o, i più grandi, anche se arrivano davanti alla scuola, scappano per rientrare a casa
  • manifestazioni somatiche come mal di testa, pianti, tremori, mente offuscata,male allo stomaco o tensione muscolare, vomito e febbre, crisi di panico
  • disturbi del sonno e dell’alimentazione
  • preoccupazioni eccessive per compiti, verifiche, puntualità e precisione
  • continue richieste di approvazione e di rassicurazione.

Come si comportano questi bambini a scuola, in classe?

In queste situazioni è facile trovarsi davanti a bambini che mostrano

  • eccessiva preoccupazione per le verifiche
  • ripetuta ricerca di approvazione dell’insegnante
  • difficoltà a parlare di fronte alla classe
  • abbassamento del rendimento scolastico
  • perdita di interesse verso materie che prima piacevano
  • difficoltà di concentrazione a causa di preoccupazioni persistenti
  • irritabilità e frequenti litigi coi compagni
  • intolleranza alla frustrazione
  • tendenza a evitare le difficoltà
  • difficoltà a terminare i compiti assegnati.

Quali sono le cause dell’ansia e del rifiuto per la scuola?

Le ricerche hanno evidenziato 4 principali tipologie di cause:

  1. Rifiuto della scuola per evitare stimoli collegati al contesto scolastico che provocano loro emozioni negative: tra gli stimoli negativi collegati alla scuola possiamo annoverare l’allarme antincendio, il bus, la palestra, il cortile, i corridoi, la classe oppure caratteristiche specifiche di un insegnante e/o di un bidello (altezza, tono di voce, ecc.)
  2. Rifiuto della scuola per sfuggire da situazioni sociali avversive e/o valutative: tra queste situazioni possiamo trovare le interrogazioni, i colloqui con il preside o le interazioni con i compagni (bullismo), timore del docente e del voto, timore di non essere all’altezza delle aspettative dei genitori.
  3. Rifiuto della scuola allo scopo di ottenere attenzioni da altre figure significative: molto spesso questo comportamento è legato all’ansia da separazione.
  4. Rifiuto della scuola per perseguire ricompense concrete: tra le ricompense troviamo praticare lo sport, dormire, fare shopping, incontrare gli amici, fare abuso di sostanze o il gioco d’azzardo.

Ma cosa passa per la testa di un bambino, cos’è che lo preoccupa così tanto?

Le preoccupazioni non sono altro che pensieri riguardanti il possibile verificarsi di eventi futuri negativi. Solitamente si manifestano sotto forma di domande che iniziano con la formula “E se…”.

Ecco di seguito alcuni esempi:

“E se il compito di Italiano andasse male? Potrei non riuscire mai a imparare queste cose. Tutti i miei amici si prenderanno gioco di me. Potrei non voler più andare a scuola. Se non andrò più a scuola sarò bocciato. Dovrò ripetere l’anno. Non avrò più i miei compagni di classe, dovrei trovare nuovi amici. E se nella nuova classe non mi accettassero? Sarò un fallimento!”
“E se sbagliassi un esercizio? Il professore potrebbe dirmi che ho fatto un cattivo lavoro. E se lo dicesse davanti a tutta a classe? Gli altri riderebbero di me!”.

Quali sono le possibili conseguenze di questo problema, se non compreso e trattato adeguatamente?

Nel breve termine si includono un forte stress per il bambino, soprattutto perché si sente non capito, non protetto, continuamente esposto ad una fatica senza averne ancora gli strumenti per gestirla; un peggioramento del rendimento scolastico, l’aumento del rischio di problemi giuridici (nel caso di adolescenti), e l’aumento dei conflitti familiari.

Mentre tra le conseguenze a lungo termine troviamo problemi di mancanza di occupazione lavorativa (nel caso in cui ci sia stato un abbandono scolastico) abuso di sostanze e comportamenti delinquenziali.

Che ruolo ha la famiglia?

Molto spesso problemi all’interno del nucleo familiare possono essere la causa del rifiuto scolastico dei bambini:

-famiglie troppo protettive e ansiose, rendono il bambino dipendente, poco autonomo e con poca autostima, il quale giunge a credere di essere realmente “bisognoso di protezione”, ed incapace di fare da sé;

-famiglie troppo distaccate, con poche interazioni, impegnate in altro;

-famiglie isolate dall’ambiente esterno;

-famiglie con un elevato grado di conflittualità;

-famiglie estremamente tolleranti, dove genitori troppo indulgenti rendono faticosa l’interiorizzazione delle regole scolastiche.

Quale è la soluzione?

La terapia cognitiva-comportamentale si è dimostrata molto efficace per il trattamento dei disturbi di ansia, e si presta molto ad essere utilizzata con bambini e ragazzi, con un importante coinvolgimento di famiglia e scuola.

Dopo una iniziale fase di assessment, è utile un approccio di tipo psicoeducativo: in questo modo il bambino comprende il funzionamento di emozioni e pensieri, familiarizzando con la sua ansia.

Molto utili anche le tecniche di auto-istruzione verbale, per insegnare ai bambini a non dare retta al primo pensiero negativo e preoccupante che viene loro in mente; anche il rientro a scuola diventa parte della terapia perché si concorda in modo graduale attraverso l’esposizione graduale a questo stimolo così temuto; interventi di parent training e di teacher training permettono di fornire a genitori e insegnanti gli strumenti più funzionali per favorire, potenziare e mantenere nel tempo le conquiste del bambino.

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