L’ADHD in età adulta: sintomi e diagnosi
L’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, in italiano Disturbo da deficit di attenzione e iperattività) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da inattenzione, iperattività e impulsività. Questa condizione causa importanti fatiche nel funzionamento sociale, relazionale, scolastico e lavorativo di chi ne è affetto.
Anche se è da sempre descritto come patologia tipica dell’età evolutiva, fino a due terzi dei soggetti con ADHD continuano a manifestare il disturbo in età adulta. Manifestandosi precocemente, solitamente nei primi anni della scuola primaria, questo disturbo influisce su numerosi ambiti e limita lo sviluppo di numerose competenze (scuola, lavoro, relazioni, vita quotidiana…).
Perché si parla poco di ADHD nell’adulto?
Questo succede perché è una patologia che, se non viene diagnosticata nel bambino, può prendere strade differenti. Solitamente ci possiamo trovare di fronte a una di queste tre situazioni:
- adulto con ADHD già diagnosticato nell’infanzia, che necessita semplicemente di una valutazione più aggiornata e un nuovo intervento perché le condizioni di vita sono cambiate crescendo;
- adulto non diagnosticato nell’infanzia perché con un quadro clinico molto lieve o molto ben compensato, per esempio da ambienti sociali e familiari che non espongono il bambino a fatiche legate alla sua neurodiversità;
- adulto mai diagnosticato come ADHD nell’infanzia, che quindi o non è mai stato trattato, oppure è seguito per altre patologie insorte negli anni, ma senza evidenti risultati
Come si manifesta l’ADHD nell’adulto?
Il quadro clinico dell’ADHD in età adulta è caratterizzato da elevata eterogeneità. Infatti i numerosi aspetti genetici ed ambientali che si intrecciano tra di loro, lungo il percorso di vita di queste persone, danno vita e differenti modalità di manifestazione del disturbo.
I principali sintomi riguardano:
- La disattenzione: possiamo trovarci di fronte adulti che non riescono a mantenere l’attenzione su un compito (deficit di attenzione selettiva) e si lasciano continuamente distrarre da stimoli interni ed esterni. Oppure che non riescono a concentrarsi a lungo su un compito (deficit di attenzione sostenuta) o ancora che passano velocemente da un compito all’altro, senza concludere nulla. Frequente è anche la condizione di iperfocusing per cui c’è la tendenza a concentrarsi così intensamente su un compito da perdere di vista tutto quello che accade attorno.
- L’iperattività: anche se è una caratteristica dell’ADHD molto più presente ed evidente nei bambini, negli adulti possiamo vedere persone con tendenza all’irrequietezza, scarsa capacità ad attendere, tendenza a giocherellare con le mani o con le gambe, ricorso ad un’intensa attività sportiva.
- L’impulsività: gli adulti ADHD fanno fatica ad aspettare il proprio turno nella conversazione e interrompono gli altri; inoltre hanno la tendenza a prendere decisioni affrettate senza riflettere sulle conseguenze.
- La disregolazione emotiva: gli adulti con ADHD faticano a riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e possono quindi apparire poco capaci nelle relazioni, con oscillazioni dell’umore frequenti.
- La disregolazione dei ritmi biologici: una caratteristica importante delle persone con ADHD è l’incapacità di gestire il tempo. Possiamo quindi immaginare adulti in ritardo, che faticano a programmare la giornata, spesso di corsa; questa difficoltà a volte comporta anche un’alterazione dei ritmi del sonno.
- L’uso di sostanze: tra i tentativi autonomi che una persona può mettere in campo per ridurre gli effetti dell’ADHD sulla sua vita, ce ne sono di disfunzionali come l’uso di sostanze per calmarsi, ridurre la tensione, favorire il sonno oppure di sostanze stimolanti che riproducono gli aspetti legati all’iperattività.
Come si tratta l’ADHD nell’adulto?
Diverse linee guida, tenendo conto della variabilità e della complessità di alcuni quadri di ADHD, raccomandano il trattamento multimodale, che combina interventi di tipo farmacologico e psicosociale.
L’intervento psicologico più adatto è sicuramente quello della psicoeducazione: un intervento che ha l’obiettivo di dare al paziente e ai familiari informazioni riguardanti le caratteristiche principali del disturbo psichiatrico. Grazie a queste maggiori conoscenze, chi è affetto da un disturbo psichiatrico può capire meglio il proprio problema, prendere decisioni terapeutiche migliori, essere più motivato al cambiamento e più aderente alle terapie: tutto ciò rende il paziente più pro-attivo e partecipe al proprio percorso di cura.
Per quanto riguarda l’ADHD, l’approccio psicoeducativo può strutturarsi come intervento individuale o come intervento di gruppo: il lavoro di gruppo ha numerosi vantaggi perché favorisce il confronto, il dialogo, la condivisione, e stimola le capacità relazionali del paziente.
La complessità clinica dell’ADHD in età adulta
Spesso un adulto con ADHD non trattato o non diagnosticato può presentare una sintomatologia molto più grave e complessa, in associazione ad altri disturbi psichiatrici come ansia, depressione e uso di sostanze.
La complessità clinica dell’ADHD in età adulta è dovuta al fatto che questo disturbo impatta su ogni ambito della vita di una persona. Si evidenziano infatti conseguenze sul rendimento scolastico e in ambito lavorativo.
Anche le relazioni sociali e familiari vengono compromesse da frequenti contrasti, instabilità emotiva, fatica nell’inibizione di comportamenti inadeguati, scarse capacità di riflessione e di organizzazione della giornata.
L’ADHD in adolescenza e in giovane età adulta espone a comportamenti a rischio come l’uso di sostanze e di alcol, gli sport estremi, il sesso non protetto. Capita di arrivare ad avere frequentemente problemi con la giustizia.
Com’è la vita quotidiana di un ADHD?
Anche la semplice quotidianità per un adulto con ADHD può essere faticosa. Spesso si evidenziano difficoltà nella gestione domestica, sono caotici e disordinati, dimenticano o perdono oggetti, non rispettano gli appuntamenti. Faticano nel coltivare con continuità un hobby e risultano spesso annoiati e irrequieti. Sia il sonno che l’alimentazione possono essere poco regolati; spesso fanno fatica a gestire il denaro e le proprie finanze.
Le frequenti esperienze negative, le incomprensioni, le frustrazioni e i fallimenti sperimentati in vari contesti influiscono significativamente sull’immagine, sulla percezione di sé, e sull’autostima di queste persone.
Si evidenzia l’importanza di non sottovalutare manifestazioni di inattenzione, iperattività e impulsività nei bambini. Non per forza si arriverà ad una diagnosi di ADHD, ma sicuramente sarà possibile mettere in campo alcune strategie in ambito familiare e scolastico che possono prevenire l’aggravarsi della sintomatologia.
In età adulta è invece importante, sia per la persona che presenta le fatiche sopra indicate sia per il professionista che la sta seguendo, poter mettere in dubbio la diagnosi (o le diagnosi che si sono susseguite nella storia del soggetto) a favore di una rivalutazione clinica che possa prendere in considerazione la presenza di un disturbo del neurosviluppo in età adulta, come l’ADHD.
Dott.ssa Laura Grigis