Cosa c’è dietro l’ossessione per la pulizia della propria casa

Cosa c’è dietro l’ossessione per la pulizia della propria casa

Tempo fa, facendo zapping in tv, mi capitò di seguire un programma dove una o due signore, armate di candeggina, disinfettanti, detersivi, spugne, spugnette ed attrezzi di ogni tipo, si recavano in una casa in evidente stato di incuria per pulirla. Programmi americani, quindi orientati sempre agli “eccessi”: una casa piena di sporco visibile, ragnatele, spazzatura alimentare e non, disordine ammassato ovunque che impedisce di distinguere gli oggetti; donne (eran quasi sempre donne) che tra i conati di vomito rimettevano a nuovo l’abitazione avendo cura di non tralasciare alcun dettaglio.

Oggi il web pullula di “influencer” che propongono contenuti legati all’ordine ed alla pulizia: si aggirano in queste case immacolate passando stracci, spruzzando e pulendo superfici palesemente pulite; aprono cassetti che si scoprono essere perfettamente ordinati per sistemarne il contenuto in modo…diverso. 

La reazione di alcuni di noi alla vista di quei video inizialmente conferisce un senso di “pace”, al quale per molti segue immediatamente dopo lo sconforto: “Mamma mia, io corro sempre per gestire tutto e tutti e mi sembra che la casa sia sempre un disastro!”. 

Altri tra noi si ritrovano, invece, in quell’attitudine alla cura ed alla gestione perfezionistica dell’ambiente domestico e ne traggono spunto per “migliorare” sempre più.  

Parola d’ordine: equilibrio

Avere cura dell’ambiente in cui si vive è certamente non solo necessario ma anche auspicabile. La salute mentale (oltre che fisica!) passa anche attraverso una giusta cura dell’ambiente in cui viviamo, unitamente alla cura di se stessi. Prendersi cura della propria casa ha molto a che vedere con il prendersi cura di sé, semplicemente perché è il luogo che ci ospita, ove mangiamo, respiriamo, riposiamo, viviamo.

La salute mentale, allo stesso tempo, fa rima baciata con equilibrio. 

Pulire troppo, troppo spesso, troppo poco o davvero raramente sono sempre spie di una sofferenza che serpeggia spesso al di sotto del limite della consapevolezza. 

Come mi accorgo del “troppo” o “troppo poco”?

 Rendersi conto di aver superato il limite della “normalità”, per eccesso o per difetto, può essere a volte molto difficile. 

In questi casi può essere utile, inizialmente, chiedersi: 

  • Le attività di pulizia e riordino mi impediscono di dedicare del tempo ad altro? Interferiscono con la mia quotidianità? 
  • Se per esempio devo uscire per un caffè con un’amica/o, non riesco ad essere tranquilla/o o persino ad uscire di casa se non lascio la casa perfettamente pulita ed in ordine? 
  • Se sono stanchissima/o o ho la febbre, mi provoca intensa ansia o forte disturbo il fatto di non riuscire a pulire ed ordinare come vorrei, tanto da costringermi a farlo ugualmente?

 Se ad almeno 2/3 avete risposto affermativamente, con alta probabilità siete nell’area del “troppo”.

Definire il “troppo poco” ci porta inevitabilmente ai gravi stati di incuria abitativa ed a situazioni palesemente individuabili, spesso correlate a stati depressivi più o meno intensi o altre patologie psichiatriche. In questi casi il rilevamento del “troppo poco” avviene solitamente tramite l’occhio esterno di familiari e/o amici, i quali notano che le condizioni igieniche abitative sono chiaramente insufficienti a garantire uno stato di salute ottimale. 

Da dove deriva il “troppo”?

Come già esplicitato, avere cura dell’ambiente in cui viviamo è segno di sanità mentale, ma c’è un limite che non andrebbe superato, oltre il quale questa capacità diventa ansia fino ad assumere aspetti ossessivi più o meno marcati. 

Da un lato viene operato un massiccio controllo, dall’altro vengono messe in atto azioni ritualizzate e compulsive che possono limitare la libertà di vivere il proprio tempo e di godere di momenti di relax, svago, relazioni, emozioni ed attività extra-domestiche. 

Dietro tale comportamento vi è spesso una vera e propria rupofobia, ovvero la paura dello sporco. 

In alcuni casi l’ossessione per la pulizia e l’ordine, assieme alle compulsioni del pulire e dell’ordinare si cristallizzano in un vero e proprio DOC – Disturbo Ossessivo Compulsivo.

Significato psicologico del sintomo

Il rituale della pulizia spesso conferisce a chi lo mette in atto una sensazione piacevole, di benessere e serenità. Questo accade un po’ a tutti, in realtà. Attraverso l’atto della pulizia e del mettere in ordine, l’ansia si allevia.

L’angoscia che sostiene il sintomo, nella maggior parte dei casi non alcun collegamento diretto con la pulizia in sé.  Come sempre accade, il sintomo è solo la punta dell’iceberg di un problema più profondo. 

Non di rado alla base di queste dinamiche vi è una scarsa fiducia in se stessi, nelle proprie capacità e nelle risorse offerte dall’ambiente. Quest’ultimo è possibile che sia percepito come imprevedibile, se non pericoloso o comunque non sicuro, non controllabile. In questo senso, il fatto di preservare la pulizia e l’ordine di un determinato ambiente corrisponderebbe alla necessità di preservare il proprio stato mentale evitando l’insorgenza di emozioni spiacevoli o il contatto cosciente con pensieri angoscianti correlati alla mancanza di controllo.

Quando chiedere aiuto

Se l’ossessione del pulito, che spesso si accompagna a quella dell’ordine, ci è d’ostacolo per la gestione della quotidianità e se si cristallizza in veri e propri pensieri ossessivi con annesse compulsioni, può essere efficacemente trattata con un ciclo di psicoterapia. Tale percorso può essere intrapreso secondo diversi approcci che mirano ad agire su più livelli del funzionamento individuale. 

Uno degli obiettivi della terapia sarà quello di scoprire le emozioni ed i pensieri che si celano dietro al sintomo, spesso connessi a particolari esperienze di vita -per lo più traumatiche- e/o dall’interiorizzazione di uno stile di attaccamento insicuro. Un bravo terapeuta, analizzando la vostra storia di vita, riuscirà a tessere i fili sbrogliando la matassa, dando agli stessi un senso armonico: ogni storia è unica così come lo è la persona che la vive.

La psicoterapia agisce, inoltre, aiutando il paziente a gestire in modo più adattivo le proprie emozioni ed i vissuti che generano ansia, in modo da rinforzare le risorse personali, il senso di autoefficacia ed autostima, parallelamente alla graduale attenuazione degli aspetti ossessivi fino alla completa estinzione del sintomo.

Dott.ssa Giannalisa Colasuonno

Tags: , , , , , , , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *