Che tipo di genitore sei?
Il fattore più incisivo in grado di garantire un adeguato sviluppo socio-emotivo, è ormai ampiamente noto, si sostanzia nella capacità del caregiver di accudire il bambino in modo continuo, sensibile ed empatico, sia in risposta a bisogni fisici che emotivi (Bowlby, 1979).
Il sistema di accudimento
Il sistema di accudimento, complementare al sistema di attaccamento per cui invitiamo alla lettura del relativo articolo qui, si attiva nei mammiferi evoluti quando il cucciolo emette segnali comportamentali (ad esempio il pianto o le grida) o quando le condizioni ambientali mutano rendendosi fonte di stress.
Il caregiver metterà in atto, dunque, i comportamenti che riterrà adeguati ad offrire una risposta ai bisogni del bambino: ognuno di noi è biologicamente “programmato” per questo. Il modo in cui lo farà e l’appropriatezza degli interventi in termini di sollecitudine, pertinenza ed empatia, dipendono invece da fattori esperienziali (la rappresentazione di sé come genitore, la rappresentazione mentale che ha costruito circa gli atteggiamenti e comportamenti, stati interni ed emozioni del proprio figlio) (Zaccagnino et al, 2016).
Tipi di accudimento, tipi di genitore
Numerose ricerche hanno dimostrato la trasmissione intergenerazionale dell’attaccamento, su base prevalentemente ambientale: esiste una relazione significativa tra il modello di attaccamento del genitore e quello del proprio figlio. Il tipo di attaccamento, inoltre, influenza il comportamento di accudimento. Esploriamo, ora, le diverse tipologie di cura genitoriale, ricordando che la relazione attaccamento genitore-attaccamento figlio è sempre da leggersi in ottica probabilistica e mai deterministica.
- Genitori con attaccamento SICURO: da piccoli hanno ricevuto dai propri caregiver cure adeguate e sensibili, si sono sentiti protetti da una figura stabile ed affidabile. In qualità di genitori riescono, quindi, a fungere da base sicura per i propri figli. Quest’ultimi (salvo fattori intervenienti negativi ed imprevisti) cresceranno sereni e sicuri di sé, tesi all’esplorazione dell’ambiente ed al contempo in grado di instaurare relazioni sociali equilibrate ed emotivamente connotate.
- Genitori con attaccamento DISTANZIANTE: da piccoli erano spesso molto accuditi da un punto di vista materiale, ma trascurati emotivamente(“Non ho mai ricevuto un abbraccio”). Una volta diventati genitori, molte volte tendono a replicare tale modello genitoriale appreso, mostrando molta difficoltà nel sintonizzarsi con gli stati emotivi del figlio (a volte ne sono del tutto incapaci). Ne risulta che non riusciranno ad intercettare, sintonizzarsi, accogliere e rispondere adeguatamente ai bisogni emotivi del bambino. Emozioni come la tristezza, la rabbia o la paura saranno minimizzate, a volte persino ridicolizzate.
- Genitori con attaccamento PREOCCUPATO: da piccoli hanno vissuto l’incertezza; il genitore talvolta era disponibile ed accogliente, altre volte rifiutante o distanziato. Sono stati dei bambini ansiosi, oggi probabilmente lo sono ancora e tendono a voler controllare la realtà per gestire l’ansia dell’imprevedibile. Da genitori, molto spesso alternano momenti in cui riescono a rispondere alle richieste di conforto dei propri figli, a momenti in cui non ce la fanno. Mostrano particolari difficoltà nell’accogliere e legittimare i bisogni di autonomia ed esplorazione del proprio figlio.
- Genitori con attaccamento DISORGANIZZATO: da piccoli hanno subito violenze verbali e/o fisiche da parte del proprio caregiver o venivano ignorati/rifiutati apertamente dallo stesso. Il genitore poneva il bambino, quindi, nel difficile compito di gestire in autonomia una paura senza sbocco, in quanto chi spaventava/usava violenza era la stessa persona da ricercare per trovare sicurezza e conforto. Quando tali traumi non sono mai stati affrontati e risolti, una volta genitori, ogni pianto o richiesta di aiuto del proprio figlio riattiva il vissuto di impotenza provato da bambini. La riattivazione del vissuto traumatico è soverchiante, per cui si verifica una perdita di lucidità e della capacità di rispecchiamento necessaria per cogliere e rispondere in modo sensibile ai bisogni del piccolo. Ne risulta che questi genitori risulteranno per i loro figli a loro volta spaventanti, senza volerlo, interferendo nella costruzione di un rapporto adeguato con il proprio bambino, il quale quasi sempre svilupperà un modello di attaccamento di tipo disorganizzato (da Zaccagnino, 2022).
Cambiare…si può?
Essere genitori è un compito molto difficile. Molti di voi, leggendo questo breve articolo, si saranno rivisti in una particolare categoria e si staranno ponendo una domanda più che legittima: siamo tutti condannati, anche i nostri figli?
Per fortuna esiste la psicoterapia. Per fortuna, oggi, un adeguato trattamento psicoterapeutico è in grado di aiutarvi a modificare i vostri modelli operativi interni relativi al vostro stile di attaccamento, dunque il vostro stile di accudimento. Ne beneficerà la vostra persona, le relazioni amicali, la vostra relazione di coppia ma, soprattutto, ne beneficeranno i vostri figli.
Non c’è regalo più bello.
Dott.ssa Lisa Colasuonno
Bibliografia
Bowlby, J. (1979). The making and breaking of affectional bonds. Londra, Tavistock Publications;
Zaccagnino, M, Cussino,M, Borgi, S, Vianzone, S, Carassa, A. (2016). A longitudinal study of attachment and caregiving representations among Swiss mother-child dyads. Minerva Psichiatrica, 57 (1), 10-21;
Zaccagnino, M., Cussino, M. (2022). Attaccamento e genitorialità, in Terapia EMDR – Attaccamento, concettualizzazione del caso e lavoro con le parti del Sè. Ed. Erickson.